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LA DONNA DI GOVERNO 389
Felicita. Certo, chi sente lei, mi mantien, poverina!

Mi mandaste in due mesi un sacco di farina.
Valentina. E il barile di vino ve lo siete scordato?
E l’affitto di casa non ve l’ho io pagato?
Quando vien Baldissera a merendar con noi,
Roba per quattro giorni non ci resta per voi?
Felicita. Già; se fate tantino1, voi mi rimproverate.
Valentina. E voi sempre chiedete, e mai vi contentate.
Felicita. Quant’è che non mi date un briciolo di pane?
Prima che darlo a me, voi lo dareste a un cane.
Valentina. Dire in coscienza vostra potete una tal cosa?
Sono stata finora per voi poco amorosa?
Ingrata vi direbbe a vostra confusione,
Se potesse parlare, lo scrigno del padrone.
Felicita. Meco voi non dovreste parlare in tal maniera,
Pensando quel che ho fatto per voi, per Baldissera.
Valentina. Appunto questa sera da voi dovea venire,
Ma non ci verrà più, lo manderò a avvertire.
Felicita. Baldissera doveva venir da me?
Valentina.   Mi preme
Parlar con esso; io pure sarei venuta insieme.
Mi bastava star seco un quarto d’ora appena.
Felicita. Se venite di sera, potete stare a cena.
Valentina. Forse s’avria cenato, ma non ci vengo più.
Felicita. Lasciam queste fandonie, e mandiamola giù.
Questa sera vi aspetto. Ho sete, Valentma,
Dammi un bicchier di vino.
Valentina.   Vino ancor di mattina?
Felicita. Oh, acqua non ne voglio.
Valentina.   Se vuoi la cioccolata....
Felicita. Beviamola, se c’è.
Valentina.   L’ho sempre preparata.
Col pretesto di dire, la fo per il padrone,
La tengo tutto il giorno a mia disposizione.

  1. Così l’ed. Pitteri, e poi le altre, invece di un tantino.