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LA DONNA DI GOVERNO 381
Ma star più non vogliamo sotto una governante,

Con aria da padrona ardita e petulante.
Costei che per il naso vi mena come un storno,
Questa donna di garbo conoscerete un giorno.
Ma pensateci voi, che noi ci abbiam pensato,
Vogliamo in pochi giorni eleggere lo stato;
E. voi restate pure in pace e carità
Colla governatrice che vi governerà.
(parte con una riverenza caricata)

SCENA V.

Fabrizio solo.

Temeraria... insolente... Non so cosa sia stato,

Che col baston non ti abbia il capo fracassato.
Della mia Valentina parlare in tal maniera?
Ma se fosse l’accusa?... Eh, non puote esser vera.
La povera ragazza già me l’avea predetto.
Che avrebbero contr’essa parlato per dispetto.
Se ostentano l’orgoglio dinanzi agli occhi miei
Queste ardite nipoti, cosa faran con lei?
Così meco si parla? Ci ho da essere ancor io.
Io voglio maritarmi: lo voglio a modo mio!
Sfacciata! impertinente! Senz’ombra di giudizio;
Se mi perdi il rispetto, vedremo un precipizio.
(parla verso quella parte per dove è partita Giuseppina)

SCENA VI.

Fabrizio, poi Rosina.

Rosina. (Con chi grida lo zio?) (da sè, venendo non veduta da Fabrizio, che le ha voltata la schiena.)

Fabrizio.   Io son quel che comanda.
Quando io scelgo uno sposo, di più non si domanda.