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LA DONNA DI GOVERNO | 379 |
O il ritiro, o uno sposo, ma sposo a modo mio.
E se mai... chi è codesta? E la maggior, mi pare.
Venga, che viene a tempo. Vo’ da lei principiare.
SCENA IV.
Giuseppina ed il suddetto.
Fabrizio. Buon giorno, Giuseppina.
Giuseppina. Mi saprebbe ella dire, dove sia Valentina?
Fabrizio. Valentina è impegnata a fare i fatti suoi.
Giuseppina. Che vuol dir che stamane non vedesi da noi?
Fabrizio. Vuol dir che se con lei si manca di rispetto.
Tosto sarà forzata partir da questo tetto.
Giuseppina. Se n’andrà Valentina? (mostrando che le dispiaccia)
Fabrizio. Sì, certo; io ve lo dico.
Giuseppina. Vada, se vuol andare, non me n’importa un fico.
Fabrizio. Come! così si parla?
Giuseppina. Signor, ve ne offendete?
È qualcosa del vostro? s’è ver, nol nascondete.
S’ella è vostra parente, son pronta a venerarla.
Ma se non è che serva, posso ancor strapazzarla.
Fabrizio. Strapazzarla?
Giuseppina. S’intende!
Fabrizio. Provatevi, insolente.
Giuseppina. Se mi dà l’occasione, lo provo immantinente.
Fabrizio. Chi comanda qui dentro?
Giuseppina. Voi.
Fabrizio. Chi dipende?
Giuseppina. Io.
Fabrizio. Voi dovete obbedire.
Giuseppina. Al superiore mio.
Fabrizio. I superiori vostri sono io e Valentina.
Giuseppina. Valentina comanda ai piatti di cucina.