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346 | ATTO QUINTO |
Martorino. Oh se l’aveste inteso!
Gli si vedeva il volto di mille fiamme acceso.
Dieci volte a sfogarsi saria da voi venuto,
Ma sempre colle buone di là l’ho trattenuto.
Sapea che qui con voi erano i suoi rivali,
E di loro, e di voi, dicea cose bestiali.
Contessa. Di me, che cosa ha detto?
Martorino. Eh via, lasciamo andare.
Contessa. Voglio che tu mei dica.
Martorino. Vi volete arrabbiare?
Contessa. No no, non vi è pericolo.
Martorino. Riflettere conviene,
Ch’ei dice queste cose sol perchè vi vuol bene.
Ha detto che voi siete femmina lusinghiera.
Che siete ingannatrice, che siete menzognera;
Che fede, che costanza nel vostro cor non vi è...
Eccolo... se mi sente? oh poverino me!
(parte correndo)
SCENA V.
La Contessa, poi il Capitano.
E fin coi servitori ardisce di dir male?
Che di me si lamenti gli do qualche ragione;
Ma pubblicar gli insulti è una pessima azione.
Venga, farò sentirmi, avea forse pensato...
Ma no, più non lo merita). Cavaliere malnato.
(verso la scena)
Capitano. A chi, signora? (entrando la sente)
Contessa. A voi.
Capitano. Codesta sì ch’è vaga1.
Chi ha da dare, ha d’avere.
Contessa. Tal chi ha d’aver si paga.
- ↑ Così le edd. Guibert-Orgeas, Zatta ecc. Nell’ed. Pitteri: Codesta è vaga.