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328 ATTO QUARTO
Barone.   Ora che mi sovviene:

(si accosta alla Contessa)
Se si fan queste nozze, deggio ai parenti miei
Darne prima ragguaglio. (alla Contessa)
Contessa.   Scrivere io vorrei.
(scrivendo con un poco d’impazienza)
Barone. Comodatevi pure (ma per tal dilazione
Non vorrei si perdesse quest’ottima occasione.
È un impiccio insoffribile per me questa figliuola).
Contessa... (da sè)
Contessa.   Ma signore...
Barone.   Una sola parola.
Contessa. Lasciatemi finire.
Barone.   Un cenno, e vado via.
Contessa. Cosa vorreste dirmi? (Che pazienza è la mia!)
Barone. Penso che si potrebbe concludere il contratto;
Anzi, perchè non siavi dopo qualche disputa,
Stenderò, se vi piace, un poco di minuta.
Contessa. Ha finito?
Barone.   Ho finito.
Contessa.   Ben ben, si parlerà. (si pone a scrivere)
Barone. (Di già che abbiamo il comodo, posso stenderla qua).
(prende una sedia, e si accosta al tavolino)
Contessa. (Quest’è un’impertinenza).
Barone. Datemi un po’ di foglio.
Contessa. Cosa vorreste fare?
Barone.   Far la minuta io voglio.
Contessa. Non avete altro loco?
Barone.   Che fastidio vi do?
Datemi un po’ di carta: non vi disturberò.
Contessa. (Non posso più). Tenete, (gli dà della carta, e scrive)
Barone.   Addì... quanti ne abbiamo?
(alla Contessa)
Contessa. Nol so. (arrabbiata scrivendo)
Barone.   Quanti ne abbiamo.