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312 ATTO TERZO
Contessa.   No, no, tutto è passato:

Il capitan, signora, con voi non è restato?
Baronessa. Anzi è partito subito. Ma un dubbio ora mi viene:
Non so s’egli mi burli, o pur mi voglia bene.
Contessa. No, Baronessa mia, non gli badate un zero.
Di lui non si ritrova un uom più menzognero.
Per il ben che vi voglio, dico la verità.
Se voi gli baderete, colui vi burlerà.
Baronessa. Oh povera fanciulla, perchè vuol ingannarmi?
Da uomini sgraziati1 non lascierò burlarmi.
Contessa. È ver che il capitano ride alle spese altrui,
Ma però tutti gli uomini non sono come lui.
Anzi un certo segreto avrei da confidarvi...
Ma ditemi voi prima, volete maritarvi?
Baronessa. Certo pel matrimonio sarei forse inclinata.
Ma temo, poverina, di rimaner burlata.
Contessa. Ditemi, Baronessa, vedeste poco fa
Quel Cavalier gentile, composto in serietà?
Baronessa. Lo vidi.
Contessa.   Che vi pare, è un cavalier garbato?
Baronessa. Io non saprei, contessa; molto non vi ho badato.
Contessa. Poco voi gli badaste, per via del capitano;
Il cavaliere Ascanio è un giovin Mantovano,
Di nobili natali, savio, onesto, prudente.
Che ha per voi della stima, che vi ama estremamente.
Quando è da voi partito, venuto è a ritrovarmi,
E tutto il di lui cuore voluto ha confidarmi.
Dissemi: Contessina, sono d’amore acceso,
La Baronessa amabile adorator mi ha reso.
Gli occhi vivaci e teneri, il labbro suo ridente,
Quel favellar gentile, quel suo mirar languente,
Quella vezzoza faccia, e cento cose e cento,
Vedute in un istante, pensate in un momento,

  1. Così nelle edd. Guibert-Orgeas, Zatta ecc. Nell’ed. Pitteri leggesi disgraziati.