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LA DONNA BIZZARRA | 305 |
Ma il dodici mi piace, e il dodici vien fuora.
In materia di cabala non cedo a chi si sia.
La cabala è un bel studio. Altro che poesia!
Guardate se può essere più chiara e più visibile.
(lira fuori un foglio)
Armidoro. Vado, e ritorno subito. (È una cosa insoffribile). (parte)
Barone. No, se veder volete la cabala di Pico,
Eccola qui, osservate. (tira fuori un libro)
Capitano. Un’altra volta, amico.
Barone. Ecco la gran figura...
Capitano. (Signora, perdonate,
Tornerò a riverirvi). (alla Baronessa)
Barone. Voglio che l’imparate.
Questa è la vera cabala...
Capitano. Sì, la cabala è vera.
Deggio partir per ora. Ci rivedrem stassera. (parte)
Barone. Voi capite le cabale? (alla Baronessa)
Baronessa. Io non capisco niente.
Barone. Ascoltatemi adunque...
Baronessa. Serva sua riverente.
Barone. Ma lasciatemi almeno spiegar questa figura.
Baronessa. Grazie, grazie....
Barone. Di che?
Baronessa. Della sua seccatura. (parte)
Barone. Pazzi, bestie, ignoranti. Tutti, la notte e il dì.
Cercano la fortuna, e la fortuna è qui.
È ver colla mia cabala che vinto ancor non ho;
Ma a dispetto di tutti, un dì guadagnerò. (parte)
Fine dell’Atto Secondo.