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LA DONNA BIZZARRA | 303 |
(si alza, guarda l’orologio, e seguila a parlare)
Diciott’ore sonate. Diciotto solamente?
Ho fatto le gran cose, e tutte prestamente.
Non era ancora giorno, quando mi sono alzato;
Chiamato ho il servitore, ho preso il cioccolato.
Ho scritto quattro lettere. Ehi appunto, mia figlia,
Ho risposto alla lettera del conte Cociniglia.
L’ho salutato ancora per parte vostra; affè.
Me l’ho scordata in tasca: oh il bell’uomo! Lacchè.
Questa lettra alla posta, e portala di trotto;
Tieni, vammi a giocare questi numeri al lotto.
Oh sentite sta notte cosa mi son sognato....
Contessa. Signor Barone, in grazia.
Barone. Mi parve esser chiamato...
Contessa. Si vorrebbe sentire una canzon; signore.
Potrebbe un po’ star zitto, almeno per favore?
Fabio. Per me non impedisco.
Contessa. Don Fabio, seguitate.
Barone. Mi pareva sta notte...
(a mezza voce a quello che gli è piìi vicino)
Contessa. Non gli badate.1 (a don Fabio)
Fabio.Pinger le luci belle
Come potresti mai?
(A quello a cui si trova vicino, il quale gli fa cenno che taccia: egli si accheta, e va in un altro luogo.)
Fabio.Pinger le luci belle
Come potresti mai?
Se delle chiare stelle
Tu non adopri i rai?
(A quello a cui si trova vicino. Tutti gli fanno cenno di tacere.)
- ↑ Così nel testo. Forse è da correggere: Signor, non gli badate.