Eccolo, vi presento il capitan Gismondo,
Il cavalier più saggio e il più gentil del mondo.
Baronessa. Serva sua divotissima.
(si alza per fare una riverenza al Capitano)
Contessa. L’avrete ogni momento
In casa, e fuor di casa, ad obbedirvi intento.
Baronessa. Umilissima serva. (come sopra)
Capitano. Per obbedir, signora.
La servirò non solo, ma pel suo merto ancora.
Baronessa. Umilissime grazie. (come sopra)
Contessa. Ma tralasciar bisogna
Cotanti complimenti.
Baronessa. Ho un tantin di vergogna.
Contessa. Oh via, col vostro spirito mostratevi più svolta:
Voglio che vi avvezziate ad esser disinvolta.
Il capitan Gismondo, ch’è un uom gentile e destro,
In quel che non sapete, vi farà da maestro.
Baronessa. Sarò bene obbligata. (come sopra)
Contessa. E se imparar bramate
Quel che fan le marmotte, il Cavalier mirate.
Cavaliere. Sono della Contessa preziosi anche i disprezzi:
Temprano le amarezze di quel bel labbro i vezzi;
Vi è noto il mio costume, e so che non vi spiace.
So che scherzar solete, e lo sopporto in pace.
Contessa. Baronessa, che dite? Vedeste uom più gentile?
Conosceste un altr’uomo al Cavalier simile?
Con lui si ponno usare i termini scherzosi;
Non li posso soffrire gli uomini pontigliosi. (verso il Capitano)
Capitano. Se di me v’intendete...
Contessa. Di voi? sinceramente.
Credetemi, signore, non mi veniste in mente.
Io non so quel che siate; vedrò per l’avvenire.
Se siete un uom capace d’amare e di soffrire.
Quella dama servite come vi detta il cuore,
Poscia vedrò col tempo, se meritate amore.