Martorino. Sarà servita.
Contessa. Aspetta. Cerca don Armidoro:
Digli che le sue grazie le vende a peso d’oro;
Che oggi da me l’aspetto senz’alcun fallo.
Martorino. Ho inteso.
Contessa. Dimmi: don Armidoro si è della burla offeso?
Martorino. Non mi pare, signora.
Contessa. Per parte mia l’invito
A desinar con noi.
Martorino. Ella sarà obbedita.
Vi è altro?
Contessa. No, per ora.
Martorino. (È molto in verità.
Ella mi suol mandare per tutta la città.
Conosce mezzo mondo. Tutti per lei son cotti;
Ma invano si lusingano i poveri merlotti). (parte)
Capitano. Grand’affari, Contessa! Grand’ambasciate!
Contessa. E bene?
Che importa a voi, signore? Fo quel che a me conviene.
Cavaliere. Una donna di spirito dee conversar con tutti.
(Spero raccorre un giorno di compiacenza i frutti).
Contessa. Quei due che ora ho invitato, li conoscete appieno.
È un poeta don Fabio d’estimazion ripieno,
E se deggio parlare a voi con verità,
D’un’amicizia simile ho un po’ di vanità.
Circa a don Armidoro, è un ottimo ragazzo:
Talor di lui mi servo, talora io lo strapazzo.
Ieri sera al casino, meschin, mi ha accompagnato,
E senza dirgli nulla, partendo io l’ho piantato.
Poi, quando se ne accorse, restò come un stivale;
Ma per quel che si sente, non se n’ha avuto a male.
Capitano. Abbiam dei due sentito qual stima avete voi;
Sentirei volentieri quel che vi par di noi.
Contessa. Volete che vel dica?
Capitano. Sì, con sincerità.