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LA DONNA BIZZARRA 283
Oh, ha chiamato, signore. Io so quello che dico:

Voi sarete contento, fin che le siete amico;
Ma se d’amor per lei vi occupa la passione,
Sarà per voi, credetemi, una disperazione. (parte)

SCENA II.

Il Capitano solo.

Eh, son pazzie codeste. Sia pur la donna altera,

Non le riuscirà sempre di comparir severa.
Se tratta, se conversa, se è amabile, se è bella.
Se desta altrui le fiamme, un giorno arderà anch’ella.
Saprà fuggire accorta cento perigli, e cento,
Ma verrà ancor per essa di cedere il momento.
Basta saper conoscere di debolezza il punto,
Basta non trascurarlo, quando il momento è giunto;
Se al titolo d’amante è il di lei cuor ritroso.
La mano alla Contessa posso esibir di sposo.
E se la libertade sagrificar conviene...
Ma il cavalier Ascanio, il mio rival sen viene.
Una donna di spirito come gradir mai suole
Un uom da cui a forza si estraggon le parole?
No, non la voglio credere di un gusto così strano.
E in mio favor la speme non mi lusinga invano.

SCENA III.

Il Cavaliere ed il suddetto.

Cavaliere. (Saluta il capitano senza parlare.)

Capitano. Signor, vi riverisco. Che vuol dir, Cavaliere,
Che non mi rispondete?
Cavaliere.   Ho fatto il mio dovere.
Capitano. Farmi che vi mostriate meco assai sostenuto.
Non mi par gran fatica rispondere al saluto.