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L'APATISTA | 259 |
(piano al Cavaliere)
Cavaliere. (Volete, o non volete?) (piano alla Contessa)
Fabrizio. Si perde il tempo in vano.
Contessa. (Che mi consiglia il cuore?)
Fabrizio. Porgetevi la mano.
SCENA XI.
Don Paolino e detti.
Non vorrei dallo scherzo che si passasse al vero).
(da sè, in disparte)
Cavaliere. Ma su via, risolvete. (alla Contessa)
Contessa. Pria che la mano e il core...
Paolino. Contessa, con premura vi cerca il genitore.
Contessa. (Opportuno è il riparo). Vado agli ordini suoi.
Fabrizio. Ma sposatevi in prima.
Contessa. Ci sposerem da poi. (parte)
Fabrizio. Dunque se è il matrimonio per or procrastinato,
Anche il signor Giacinto restar può sollevato.
Vada liberamente, e di ogni buon servizio
Gli rende mille grazie il capitan Fabrizio.
(si scopre levandosi i baffi, e parte)
Paolino. E se il signor Giacinto non prende altro cammino,
Gli fiaccherà le spalle il capitan Paolino. (parte)
Cavaliere. E l’autor della burla, che appunto io sono quello,
Riverente s’inchina al capitan Coviello. (parte)
Giacinto. Ah, cospetto di bacco!... Zitto, che niun mi senta.
Mi tremano le gambe, e tutto mi spaventa.
A un par mio! me l’han fatta. Mi perdo e mi confondo:
Ah, vuò pregarli almeno, che non lo sappia il mondo.
(parte)
Fine dell’Atto Quarto.