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250 | ATTO QUARTO |
SCENA IV.
Il Cavaliere e la Contessa.
Nasca quel che sa nascere, non glien’importa niente.
Contessa. Non ha di simil tempra don Paolino il cuore.
Dissimular non puote la forza dell’amore.
Egli mi ama, il sapete, e dai trasporti suoi
Vedesi ch’egli pena, e mi ama più di voi.
Cavaliere. S’egli vi ama, signora, vi amo ancor io non meno;
Mi piacete, il confesso, ma per amor non peno.
Se le smanie e i deliri son dell’amore il segno,
Non trovomi disposto d’amar con tal impegno.
Ma se vi basta un cuore, che parlavi sincero,
L’amor, che per voi sento, è stabile e sincero.
Se la mia fe’ gradite, d’ogni rival mi rido;
Se posso amare in pace, ogni amator disfido1.
Ma se la pena e il pianto solo piacer vi dà,
Signora mia, pensateci, voi siete in libertà.
Contessa. La fe’ che prometteste, ad osservar pensate.
Ora di più non dico, amatemi e sperate. (parte)
SCENA V.
Il Cavaliere solo.
Sembra che mi offerisca d’Asia e d’Europa il trono.
Stimo una bella dama, apprezzo il di lei cuore,
Ma potrei anche vivere senza di un tanto onore.
Rider mi fan davvero queste bellezze altere,
Che hanno il piacer di rendersi cogli uomini severe.
Bramano più di noi l’amor, la tenerezza,
E vogliono ostentare di farci una finezza.
- ↑ Così l’ed. Guibert e Orgeas. Nelle edd. Pitteri, Zatta ecc. si legge: diffido.