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e Vestri, l’insuperabile Vestri, quello di Ferrante (v. l’avviso per la recita del 9 die. 1833 al teatro a S. Benedetto, a Venezia: collezione di Edgardo Maddalena). Un altro famoso Ferrante, Luigi Gattinelli, ricordava il Costetti: «...Ho ancora innanzi agli occhi il Gattinelli colla sua velada, colla parrucca, nello Spir. di contr., dimenarsi furibondo per il freddo e per le finestre aperte d’ordine della nuora, oltre le quali, a finger la neve, turbinavano a miriadi i ritagli di carta» (Caratteristi goldoniani, in num. unico, Roma, Ferino, 1893, p. 12). — Finalmente Luigi Prividali ci porta innanzi alla compagnia Ducale di Modena, sul teatro Re di Milano: «Per prima mi si presenta lo Spirito di contradd., commedia piena delle più spaventose difficoltà per parte della protagonista, la quale se non è dalla natura espressamente creata per sostenere questo carattere, trarre non ne potrà mai tutto il suo gran partito, per quanto ingegno avere ne possa l’attrice, e per quanto studio essa adopri alla sua riuscita; sono anzi per dire che la natura guidata soltanto da un po’ d’accortezza non ha bisogno in un tal disimpegno d’un’arte, che colle troppe sue diligenze e cure arriverebbe a guastarlo. Quanto può prestare un bel talento, onde approssimarsi al suo originale, presta nondimeno madama Bon [Luigia], senza però impossessarsene; s’impossessa invece il signor Bon [Franc. Augusto] intieramente del suo, aggiungendovi certe sue particolari avvertenze di scena del massimo effetto; che se il verso martelliano trasporta più o meno sensibilmente tutti gli attori a certe cadenze, ad una soverchia rapidità di discorso, il solo Bon non vi si lascia mai trasportare; dopo di esso meno degli altri il signor Alberti [Daniele]: la commedia con tutto ciò nel suo complesso è stata valorosamente e con generale approvazione eseguita» (Il Censore Univ. dei Teatri, Milano, 1829, n. 78).

Di Agostino Paradisi, a cui Goldoni dedicò la commedia, n. a Vignola nel 1736, m. a Reggio nel 1783, educato nel Modenese agli esempi antichi del Testi e recenti de! Cassiani, restò il nome (insieme col figlio Giovanni) fra i lirici «classici» della seconda metà del secolo XVIII (Carducci, pref. ai Lirici del s. XVIII, Firenze, Barbera, 1871). Quando lo conobbe il commediografo veneziano nel 1762, durante il viaggio a Parigi (Masi, Lettere di C. C, Bologna, 1880, p. 161), il giovane cavaliere attendeva con fervore al teatro, partecipava alle rappresentazioni dell’amico Albergati a Zola (Masi, Fr. Albergati ecc., Bologna, 1888, passim), traduceva con lui tragedie francesi (v. lett. di dedica) e una, gli Epitidi, aveva scritto appunto allora, togliendone l’argomento all’Aristodemo di Carlo dei Dottori (Zumbini, Sulle poesie di V. Monti, Firenze, 1894, pp. 51-52). Forse il giudizio sincero del vecchio commediografo, che lo sconsigliò dall’affidare alle scene l’opera immatura, contribuì a rivolgere il suo ingegno versatile a studi più severi. Come nel ’60 aveva il Paradisi tradotto il famoso epigramma del Voltaire in onore del Goldoni (En tout pas on se piqué etc), così più tardi, e privatamente e pubblicamente, rese lode al riformatore della commedia italiana (G. Cavatorti, Il G. a Reggio, in Modena a C. G., Modena 1907, pp. 335-341). Del Goldoni possediamo una lunga lettera da Parigi di risposta al cavaliere reggiano, qualche mese avanti la dedica dello Spirito di contradizione (28 marzo 1763: Masi, Lett. di C. G. cit., 201-5). — Si vedano sul poeta vignolese gli elogi dello Schedoni (Modena, 1789) e del Gagnoli (Reggio, 1827) e le solite opere di consultazione (fra cui la Biblioteca Modenese del Tiraboschi e il Nuovo Dizionario Istorico