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Il Meneghezzi poneva questa commedia fra quei «capi d’opera di bellezza e di finezza» ai quali solo mancava una «felice penna italiana» che li riducesse «a facile ed elegante prosa» (Della vita e delle opere di C. G., Milano, 1827, pp. 169-70). Non conosceva, credo, la riduzione in prosa veneziana di Alessandro Zanchi (1759-1838), che restò inedita fra i codici Cicogna del Museo Civico di Venezia (cod. Cic. 685). Di aver «troppo letteralmente» copiato lo scioglimento dello Spirito di contr. (come anche del Tiranno domestico di Aless. Duval) nella sua Donna irrequieta, fu accusato nel 1834 Alberto Nota da un anonimo critico del Barbiere di Siviglia (Milano, II, n. 16). L’appendicista della Gazzetta di Venezia nel 1876, prendendo a difendere il commediografo veneziano contro qualche accusa del Guerzoni nel suo Teatro ital. nel s. XVIII, scriveva: «Noi ricorderemo lo Spir. di contr., una commedia che si tira innanzi per cinque atti, e che non ha più consistenza di una bolla di sapone. La protagonista non fa altro che dir di no a quello che vogliono gli altri e si tratta solo di un matrimonio da combinare, contro il quale non c’è alcuna eccezione seria, se non appunto lo Spirito di contradizione della protagonista. Noi crediamo che basterebbe questa sola commedia, che non è nemmeno delle migliori, per vedere quanto fine osservatore fosse il G.» (l. c, 16 giù).

Maggiore importanza ha per noi il giudizio di un letterato francese, C. Dejob, che analizzò tale commedia: «...Son Spir. di contr. a bien plus de portée que l’acte amusant que Dufresny avait donne sous le même titre et que la Mechante mise à la raison, de Shakespeare, pure bouffonnerie dont toutes les scènes ne sont mème pas également divertissantes». Così pure nella Luna di miele di Robin, altro scrittore inglese, ma del secolo XVIII, «nous sommes dans le domaine de la fantaisie». Qui invece «la pièce repose sur une idee profonde, c’est que bien des étres que l’on croit énergiques parce qu’il sont impérieux et violents, manquent au fond de volonté, et que ces étres faibles ne se revoltent contre l’autorité legitime que pour se livrer sous condition à un tyran de leur choix» (La femme cit., pp. 36 e 41). — Anche il Landau lodò lo Spirito di contrad., ma un po’ a caso (Geschichte der italienischen Litteratur im XVIII Jahr., Berlino, 1899, p. 422 e Sonntagsbeilage zar Vossischen Zeitung, Berl., 24 febbr. 1907), seguito dal Baumgartner (Gesch. der Weltliteratur, VI, Friburgo, 1911, p. 580): meglio R. Schmidbauer (l. c.).

È impossibile dire se lo Spirito di contr. potrà ancora piacere al pubblico italiano. Certo bisogna per forza ammirare le due scene magistrali con cui si apre la commedia: ma, a parte la cattiva versificazione, la stessa lettura della commedia tradisce qualche lungaggine e qualche mezzo antiquato. Notiamo, per curiosità, che i personaggi goldoniani siedono troppo spesso a tavola: ma dei pranzi forse questo è il più comico. Torelli-Viollier (cit. da P. Bettoli, Storia della comm. l’Egoista per progetto, Milano. 1875, p. 74) credette di avvertire un vizio comune a questa e ad altre commedie del Goldoni, che cioè la situazione con cui termina il primo atto, si ripete alla fine del secondo e del terzo.

Checchè sia di ciò, convien rimpiangere di non aver potuto assistere alla recita della commedia ne’ suoi anni più belli, quando Carlotta Marchionni interpretava il personaggio di Dorotea, e Rosa Romagnoli quello di Gasperina, e Giuseppe Zannoni quello di Alessandro, e Giovanni Borghi quello di Rinaldo,