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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 169
Dorotea.   Avria1 ragion qualora

Non fossero contenti i genitori ancora.
Ma nozze contrattate da loro unitamente,
Si pon senza di loro concludere al presente.
Noi non facciam che rendere la cosa più sollecita.
Roberto. Questa proposizione non mi rassembra illecita.
(a Cammilla)
Cammilla. Ben, se la cosa è onesta, chiamisi la famiglia.
Roberto. Non dice mal. (a Dorotea)
Dorotea.   Malissimo vi parla e vi consiglia.
I vostri genitori son due temperamenti
Che litigar vorranno per cose inconcludenti,
E prima che si tornino ad accordarsi, io dubito
Che vi vorran degli anni.
Roberto.   Dunque facciamlo subito,
(a Cammilla)
Cammilla. L’onor mio nol consente.
Dorotea.   Ecco, non ve l’ho detto?
La stimola per voi pochissimo l’affetto,
E simular volendo il gel del proprio cuore,
Mettere sa con arte in campo il genitore.
Roberto. Ah, dubito sia vero.
Cammilla.   Voi dubitate invano.
Dorotea. Creder non le potete, se negavi la mano. (o Roberto)
Roberto. Adorata Cammilla, s’è ver che voi mi amate,
In faccia alla cognata la man non mi negate.
Alfin se il genitore vorrà rimproverarvi,
La nuora, che s’impegna, potrà giustificarvi.
Questa è l’unica volta che l’amor mio vi prega.
Mio non è il vostro cuore, se un tal favor mi niega.
Tremo nel rammentarmi le mie vicende andate;
Consolandomi, o cara, vedrò se voi mi amate.
Cammilla. Ah, l’amor mio è sì grande, che in simile cimento
Quello che mi chiedete negar più non consento.

  1. Così le edd. Guibert-Orgeas, Zatta e altre; nell’ed. Pitteri si legge: avvi.