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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 167
Dorotea.   Vi compatisco invero,

Se voi mi giudicate volubil di pensiero.
Ma son le circostanze quelle che fan cambiare;
Per voi son la medesima, lo torno a protestare.
E perchè voi veggiate s’io parlovi sincera.
Desidero vedervi sposata innanzi sera.
Cammilla. Mio padre e mio fratello ponno di me disporre.
Dorotea. Quel che si può aver subito, il differir che occorre?
Essi prendono tempo un anno al matrimonio.
La dote a voi promessa mancando al patrimonio;
lo posso coi miei beni la dote anticipare,
E il vostro sposalizio poss’io sollecitare.
Cammilla. Ditelo al genitore, ditelo a mio germano.
Dorotea. Altrui, quand’io lo dico, parteciparlo è vano.
Voglio aver io l’onore di dire alla brigata:
Signori, consolatevi, Cammilla è maritata.
Cammilla. Grazie, cognata mia, grazie di un sì gran bene;
Spiacemi che accettarlo per or non mi conviene.
A quel del genitore ho il mio voler soggetto,
Nè posso onestamente mancare al mio rispetto.
Dorotea. Chiaro manifestate, nel ricusar l’impegno,
Che l’ira vi consiglia, che vi anima lo sdegno;
Dell’odio pertinace or si conosce il frutto,
Ricusando lo sposo per contradirmi in tutto.
Non mi credeva mai trovar nel vostro cuore
Sotto un aspetto docile sì perfido il livore.
Onde a dispetto anch’io dell’intenzion sincera,
Studierò in avvenire di comparir severa.
Cammilla. Ma se un pensier sì buono per me nutrite in cuore,
Perchè comunicarlo negate al genitore?
Perchè al consorte vostro nasconderlo volete?
Dorotea. Senza il perchè non opero, ma voi non lo saprete.
Cammilla. Nè io, senza saperlo, l’esibizione accetto.
Dorotea. Nè io cura mi prendo di chi opera a dispetto.
Cammilla. La grazia generosa fate compitamente.