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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 157
Povero genitore, ei non ci viene al certo.

Rinaldo. Eccolo con il Conte.
Cammilla.   Scommetto ch’egli ancora
Viene a sagrificarsi per contentar la nuora.

SCENA VI.

Il Signor Ferrante, Il Conte Alessandro ed i suddetti.

Ferrante. Conte, non so che dire. Soffrir mi converrà.

Ma s’io prendo un malanno, chi mi risanerà?
Cammilla. No, caro signor padre, espor non vi consiglio
La preziosa salute a un prossimo periglio.
Ferrante. Che volete ch’io faccia? Vuol così la mia sorte.
Sian ben serrate almeno le finestre e le porte.
Cammilla. Per qual necessitade patir vi contentate?
Conte. Signora, per il padre sì timida non siate.
Non distruggete un’opra, che bene ho principiata.
Siate condescendente voi pur colla cognata.
Fidatevi di me per questa volta sola.
Ne vedrete il buon esito. Vi do la mia parola.
Rinaldo. Il Conte è un uom di spirito, è un amico sincero.
Cammilla. Del suo buon cor non dubito; ma non per questo
io spero.
Ferrante. Se ho da patir il freddo, che si mangiasse almeno;
Col bere e col mangiare il gel si sente meno.
È avvisata mia nuora?
Conte.   Eccola ch’ella viene.
Ferrante. Subito la minestra; ma che sia calda, e bene.
(ad un servitore che parte)

SCENA VII.

La Signora Dorotea e detti.

Dorotea. Serva di lor signori; pregoli di scusare,

Se oggi un po’ più del solito mi son fatta aspettare.
Come sta il signor suocero?