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140 ATTO SECONDO

SCENA IV.

Il Conte Alessandro e Rinaldo.

Rinaldo. Conte, avete sentito? son di tal gioja indegno.

Mi vien la tentazione di adoperare un legno.
Conte. È ver, ciò non conviene. Ma in un simile stato,
Dubito che a quest’ora l’avrei adoperato.
Rinaldo. Perdonatemi, amico, voi pur nell’occasione
Farmi che la trattiate con qualche adulazione.
Sperai che in sua presenza parlaste un po’ più ardito.
Conte. Voi non sapete ancora quel che si è stabilito.
Andiam, vi dirò tutto. Oggi pranziamo insieme;
Il ben, la pace vostra, moltissimo mi preme.
Sendo voi all’oscuro di quel che far desio,
Ora non ho potuto parlare a modo mio.
Lasciatemi operare. Promettovi bel bello
Farle cambiar sistema, farle cambiar cervello.
Lo so che mi deridono per questo impegno mio,
Ma quelli che mi beffano, non san quel che so io.
(parte)
Rinaldo. Se trova la ricetta per risanarla appieno.
Lo stimo più sapiente d’Ippocrate e Galeno.
Ma credo che una donna perfida come questa.
Possa guarir per tutto, fuori che nella testa, (parte)

SCENA V.

Gasperina e Volpino.

Volpino. Il padron questa mane per tempo vuol pranzare.

Venite qui, aiutatemi la mensa a preparare.
Gasperina. Ben volentier, Volpino. Facciam quel che conviene.
Volpino. Povera Gasperina, mi volete voi bene?