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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 129
Ch’ei possa dichiararsi offeso ancor da me.

Rinaldo. Eppur... non vi sdegnate. Eppur, chi sente lui...
Dorotea. Lo so che a me si appoggiano tutti i difetti altrui.
Bastano due parole a rendermi placata,
E il titolo mi danno di femmina ostinata.
Rinaldo. Di ciò più non si parli. Da me cosa bramate?
Dorotea. Voglio che queste nozze a ripigliare andate.
Rinaldo. Come?
Dorotea.   Che uom di garbo! che uomo di partiti!
Il modo di condurvi volete ch’io v’additi?
Fate così, signore; ite alla di lui casa,
Dite al signor Fabrizio: mia moglie è persuasa.
Se ha detto quel che ha detto alla presenza vostra,
Da noi mal informata, fu sol per colpa nostra.
Professa la signora per voi tutto il rispetto.
Rinaldo. Deggio andar col pericolo?
Dorotea.   Al solito m’aspetto
Che opporvi al mio consiglio vogliate ancora in questo.
Rinaldo. Prima sentir mio padre par conveniente e onesto.
Dorotea. Sì, sentiamolo pure. Chi è di là?
Servitore.   Mia signora.
Dorotea. Cerca il signor Ferrante. Senza frappor dimora.
Digli che venga subito, perchè mi preme assai.
(il servitor parte)
Rinaldo. Non so se mia sorella...
Dorotea.   Già con essa parlai.
Di tutto quel ch’io faccio, la figlia è persuasa.
Rinaldo. Anderà nel ritiro?
Dorotea.   No, dee restare in casa.
Rinaldo. Consorte mia carissima, davver mi sorprendete.
Dorotea. No, Rinaldo, il mio cuore ancor non conoscete;
Mia cognata lo merita, e le farò da madre.
Rinaldo. Sia ringraziato il cielo. Si approssima mio padre.