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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 123
Rinaldo. Con permission... (in atto di partire)

Ferrante.   Rinaldo, temi tu della moglie?
Non sei dopo di me padrone in queste soglie?
Rinaldo. Differite anche un poco la mia sottoscrizione.
Sapete della bestia qual sia l’ostinazione.
Lo so che dall’impegno sottrarmi non conviene;
Lo farò quanto prima.
Dorotea.   Si viene, o non si viene? (alterata)
Rinaldo. Vengo sì, non gridate. Servo di lor signori. (parte)
Dorotea. Chi sente lui, son io la fonte dei rumori.
E pur, per questa casa non so che non farei,
Pel suocero e lo sposo il sangue spargerei.
Voglio bene a Cammilla, come a una mia sorella,
Bramo che sia contenta la povera zitella.
Fare saprei con essa le veci di una madre,
Avrei cuor, se occorresse, di sollevare un padre.
E femmina qual sono, avrei bastante ingegno
Di far felicemente concludere l’impegno.
Ma far senza ch’io sappia, e all’ultimo chiamarmi,
Lasciate ch’io lo dica, è un modo di burlarmi.
So le mie convenienze. L’ordine lo capisco.
Ferrante. Via, con voi tratteremo.
Dorotea.   No no, vi riverisco. (parte)
Ferrante. Per dir la verità, lo so ch’è di buon cuore;
Ma si è messa in puntiglio. Pregovi di un favore.
Soscrivere il contratto per ora sospendiamo,
E lei colla dolcezza di guadagnar proviamo.
Fabrizio. No no, liberamente vi dico i sensi miei:
S’è donna puntigliosa, lo sono al par di lei.
Se ha posto in soggezione il suocero e il marito.
Per me, ve lo protesto, l’affare è già finito.
Più fra noi non si parli di matrimonio, e tu
Fuori di questa casa, e non venir mai più.
Roberto. Chetatevi, signore...