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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 117
Rinaldo. Che con voi si riscaldi, si facile non è;

Ma tutta la tempesta cadrà sopra di me.
Quando non la secondo, fa tutto per dispetto,
E per solito aspetta a tormentarmi in letto.
Ferrante. Vediam, se fia possibile di far le nozze in pace.
Rinaldo. Facciamola venire? (a Fabrizio)
Fabrizio.   Fate quel che vi piace.
Gaudenzio. Se a quel che si è concluso la femmina si oppone?
Ferrante. Di maritar mia figlia non sono io il padrone?
Avere non intendo da lei tal dipendenza;
Facciamola venire per mera convenienza.
Rinaldo. Volpino.
Volpino.   Mi comandi.
Rinaldo.   Avvisa la signora.
Volpino. Subito. (il matrimonio non si fa più per ora.) (parte)
Roberto. Compatite, signori, se dico un’altra cosa:
Perchè in tale occasione non far venir la sposa?
Ferrante. Sarebbe fuor di regola far venir la fanciulla;
Le figlie nel contratto non c’entrano per nulla.
Quando sarà firmato, si lascierà vedere.
Rinaldo. Ecco qui Dorotea.
Ferrante.   Datele da sedere.
(al servitore, che le prepara una sedia)

SCENA II.

Dorotea ed i suddetti.

Dorotea. Serva, signori miei. Di lor chi mi domanda?

Rinaldo. Mio padre vi desidera.
Dorotea.   Son qui. Che mi comanda?
Ferrante. Nuora mia dilettissima, presso di me sedete;
Del mio amor, di mia stima, un nuovo segno1 avrete.

  1. Ed. Zatta: pegno.