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116 ATTO PRIMO
Tutto, per grazia vostra, col mezzo mio si è fatto;

Basta sol che le parti soscrivano il contratto.
Il padre per la figlia prometta in chiare note;
Il fratello si firmi anch’egli per la dote.
Sottoscriva lo sposo a quel che ha già promesso,
E alla manutenzione il genitore anch’esso.
Voi, Volpin, voi, Foligno, servir di testimonio
Potrete alla scrittura del loro matrimonio.
Rinaldo. Prima di sottoscrivere, parmi saria ben fatto
A Dorotea mia moglie far sentire il contratto.
Che dice il signor padre?
Ferrante.   Per dir la verità.
Farlo ci converrebbe almen per civiltà.
Ma il suo temperamento, che a tutto ognor si opporre,
Dubito non ci venga a pone in confusione.
Roberto. Di grazia, tralasciamo per or codesto uffizio;
A tutti vostra moglie suol contradir per vizio.
Quel che con tanto stento siam giunti a terminare,
Non vorrei che da capo si avesse a principiare.
Fabrizio. Quello ch’è fatto, è fatto: se vien quella testaccia,
L’opera di due mesi scommetto che ci straccia.
Gaudenzio. Io che per amicizia tanto operai finora.
Dovrei essere esposto a disputare ancora?
Tanto non ho sudato in tempo di mia vita.
No, no, sottoscriviamo; facciamola finita.
Rinaldo. Dite bene voi altri, che siete fuor d’intrico,
Ma io che ci son dentro, so io quel che mi dico.
Se Dorotea lo penetra, se il foglio sottoscrivo
Senza ch’ella lo sappia, affè mi mangia vivo.
Se con piacer di tutti dee terminar l’affare,
Non fate che per questo io m’abbia ad inquietare.
Ferrante. Penso anch’io veramente, che se dall’ira è invasa,
Avrem con questa donna il diavolo per casa.
Scacciato un servitore senza darlene avviso,
È stata quattro mesi senza guardarmi in viso.