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Prima del Goldoni avea cercato nella Cénie lo spunto a un suo Inganno amoroso Pietro Chiari. Era una commedia m versi «di stile Eroico e d’intreccio maraviglioso e sublime», recitata nel carnevale del 1755 e «replicata per quindeci sere continue» (Commedie in versi. Venezia, 1774, vol. III, p. 271). L’abate bresciano non compose mai azione più arruffatta nè più insulsa. Invece di confessare la fonte comune egli, nelle Osservazioni critiche mandate innanzi alla commedia, con isfarzo di falsa modestia e di deferenza più o meno sincera al rivale, lascia intendere che se uno s’era valso dell’altro, la cronologia additava chiaro quale fosse l’imitatore.

Il padre per amore ebbe, a cognizione nostra, un solo traduttore nell’instancabile Saal, che ne diede una traduzione letterale in prosa (vol. V, a. 1769).

Della scelta fu aspramente ripreso dall’Almanach der deutschen Musen auf das Jahr 1770 (cfr. Mathar, C. G. auf dem deutschen Theater des XVIII Jahrhunderts. Montjoie, 1910, p. 194), ma chi sa non gli sia stata consigliata dall’amico Lessing che nell’Hamburgische Dramaturgie aveva qualificato Cénie «un lavoro eccellente» (Capit. XX, 7 luglio 1767) e ne seguiva forse con interesse la fortuna in tutta Europa. Pochi anni prima Francesco Cerlone aveva diluito in orribile prosa gli slavati martelliani del Goldoni e ribattezzato la commedia: Sopra l’ingannator cade l’inganno (Commedie di F. C. Napolitano, F. Masi, 1828, tomo XVI). Probabilmente il carattere romanzesco di gran parte del suo teatro spiega le predilezioni del Cerlone per questo imperfettissimo parto della musa goldoniana. Se al Goldoni Cénie era apparsa manchevole troppo d’elementi comici, non pare allo scrittore napoletano ch’egli avvesse rimediato a sufficenza. Il Cerlone mette tra i personaggi il suo Pulcinella e l’episodio del travestimento di Paolina allarga e sfrutta con l’intento di far ridere. Verimilmente le stesse prudenti ragioni che avevano suggerito al Goldoni Napoli a luogo d’azione, suggeriscono al Cerlone Livorno, circostanza che l’obbliga a giustificare alla meglio la napolitanissima parlata del marinaio.

Il Padre per amore ebbe, valente interprete nella parte del principe, il bolognese Francesco Maiani (1718-1778). «Aveva — scrive il Bartoli — una bella presenza, e quando compariva in teatro rappresentando qualche nobile personaggio, tale appunto egli appariva per la grandezza del suo portamento maestoso insieme e sostenuto» (Notizie istoriche de’ comici italiani. Padova, 1782, vol. II, p. 6). Dopo la prima fortunata recita del 1757 al S. Luca troviamo solo notizia d’altra a Reggio l’anno 1763, opera di quei dilettanti, guidati da Agostino Paradisi (Modena a C. G. 1907, p. 347). Ne parla, e se ne compiace, lo stesso Goldoni dedicando Lo spirito di contraddizione al letterato reggiano (ed. Pitteri, 1763, tomo IX, p. 151).

Il dedicatario Alberto Francesco Floncel, bibliografo e letterato, nacque a Lussemburgo nel 1697 e morì nel 1773. L’anno dopo la sua morte si stampò a scopo di vendita il catalogo della sua famosa collezione di libri italiani (Catalogo della libreria Floncel, o sia de’ libri italiani del fu signor A. F. F., avvocato nel Parlamento di Parigi e Censore Reale; ascritto a XXIV delle più celebri Accademie d’Italia, con annotazioni da lui medesimo apposte a diversi libri... disposto per Giovanni Cressonnier, libraio parigino. Parigi, MDCCLXXIV, due tomi). Il Goldoni nella dedicatoria accenna a 10.000 volumi. Più tardi le Memorie portano la cifra a 16000 (P. III, cap. XXIII).