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72 ATTO QUARTO
Guden. Io, signor?

Bainer. Sì, non giovan d’amor vani pretesti,
Non soglion con inganno oprar gli uomini onesti.
Se in Leiden vi condusse l’amore, o l’interesse,
A cercar mia nipote nelle mie soglie istesse,
Potea l’uomo onorato chiederla a un uom d’onore;
Non malattie fingendo, nascondere l’amore...
Guden. Signor... (volendo parlare)
Bainer.   Per guadagnare il cuor della fanciulla.
Ma ciò, dov’io comando, non contisi per nulla.
Guden. Signor... (come sopra)
Bainer.   Se me ne offendo, solo di voi lagnatevi;
(come sopra, ma più forte)
Bainer.   Giustificatevi.
Guden. Prendete questi fogli. (dà alcune carte)
Bainer.   Che ne ho da far?
Guden.   Prendete.
(fa che prenda le carte)
Se desio d’arricchirmi qui mi guidò, vedrete.
Solo di mia famiglia, noto alla mia nazione,
Lettere porto meco pel valor d’un milione.
Sia infermità di spirito, sia mal fisico, o vero,
Venni a trovar del mondo il medico primiero.
Per compassion, per uso, docile m’accoglieste;
Gradii del vostro cuore l’esibizioni oneste.
Cercai sol divertirmi, seguendo il buon consiglio;
Ma oimè, nel mio rimedio ritrovo il mio periglio.
Di madama Marianna trovai nel vago aspetto
L’effigie di colei che un dì m’accese il petto.
Sì, lo confesso, amico, sia debolezza usata,
Sia cognizion del merito, vostra nipote ho amata.
Sperai di possederla non mi credendo indegno,
Formai dentro a me stesso di chiederla il disegno;