Giuseppina. Voi della nazion nostra buona opinione avete.
Ditemi, Carolina, di qual paese siete?
Carolina. Riflettendo, madama, al stil del mio paese,
Ho vergogna di dirlo. Ora sono Olandese,
E in grazia ai buoni esempi della padrona amata,
In Leiden posso dire di essere rinata.
Marianna. Via, taci, Carolina; non mi far arrossire.
Carolina. Oh il vero, mia signora, certo lo voglio dire.
Marianna. Amiche, vorrei darvi qualche divertimento,
Proporzionato in parte al bel vostro talento.
Oggi in qualche maniera procurerò ingegnarmi,
Spero che a desinare starete ad onorarmi.
Elisabetta. Non so che dir, madama; le grazie accetterò.
Federica. A madama Marianna non si può dir di no.
Marianna. Madama vostra madre sarà contenta, io spero.
(a madama Giuseppina)
Giuseppina. Lo sa che da voi sono; non si prende pensiero.
Oggi non ci son lettere da registrar; si sa
Che anche per me ci vuole un dì di libertà.
Marianna. Oh davver, mi contenta sì bella compagnia.
Ora proprio mi sento il core in allegria.
Qualcheduna di voi racconti qualche cosa,
Qualche bel dubbio o qualche novelletta graziosa.
Elisabetta. Vo’ proporvi un enigma.
Marianna. Oh sì, madama, dite.
Federica. Ditelo, che ho piacere.
Giuseppina. Lo goderò.
Elisabetta. Sentite.
Carolina. Perdonate, madama, il mio grosso cervello:
Che vuol dire un enigma?
Elisabetta. Vuol dire indovinello.
" Nacquer gemelli al mondo da poveri parenti
" Due figli di costume, di genio differenti:
" Uno buono, un cattivo; e quando uniti sono,
" Spesso fa bene il tristo, e fa del male il buono.