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490 ATTO TERZO


Isidoro. Uditemi dunque. Dopo che don Anselmo ebbe con voi quel certo battibuglio rissoso, corse a ritrovare don Berto; dissegli che donna Placida voleva dar marito a donna Luigia, che era don Sigismondo un cattivo partito, che le nipoti hanno da dipendere dallo zio, e che questa volta non doveva permettere, che si facesse un simile parentato. Don Berto, che in vita sua non ha mai detto di no, nsposegli: Sì signore, farò che il parentato tramonti. Soggiunse allor don Anselmo: Si vede per altro, che alla fanciulla non piace di restar libera, e che desidera di maritarsi, onde vi consiglio di collocarla; ed egli rispose: Signor sì, la collocherò. Si vide, che il volpone voleva chiedere la fanciulla per se medesimo, ma perchè egli aveva nello scoprirsi un poco di soggezione, disse: Lasciate fare, don Berto, che il cielo provvederà. Le ritroverò io un partito a proposito, per zelo di vera amicizia vi prometto di faticare anche in questo. Mi promettete il farlo? rispose don Berto. Sì signore, ve lo prometto. In questo arriva don Sigismondo alterato, smanioso, appena ci saluta, accostasi immantinente a don Berto, e con poche parole gli domanda la fanciulla in isposa. Don Berto, per soggezione di don Anselmo, resta incantato, e non sa risponder parola. Don Anselmo principia a dire delle ragioni incontrario, quell’altro dice delle ragioni in difesa; si contrasta, si oppone, i rivali si scaldano, uno ha il bastone in mano, l’altro una sedia, e in questo arriva don Ferramondo; il vecchio trema, quell’altro prende fiato, e don Berto sempre più si confonde. Narrano al capitano la differenza, l’invitano a dire la sua opinione, egli ascolta, poi dice che non è cosa da farsi con precipizio, che si dee prender tempo, e gli consiglia a rimettere la faccenda in mano di un avvocato. Don Berto, che per l’appunto cercava trovare alcuno che lo consigliasse, mandò per don Fausto; lo hanno trovato, è venuto, ed egli che è buon legale, disse che innanzi di tutto convien sentire la disposizione della ragazza. Allora don Anselmo, alzando gli occhi al cielo, disse: Ah, che pur troppo la gioventù sconsigliata suole desiderare il suo peggio; la ca-