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42 ATTO SECONDO
Guden.   Andrò con permissione...

Bainer. Servitevi, signore, qui non vi è soggezione.
Di Leiden vi saranno ancor le strade ignote;
Potete trattenervi per or con mia nipote.
Oggi, secondo l’uso di nostre cittadine,
A lei tocca ricevere le amiche e le vicine.
Vi servirà frattanto per sollevarvi un poco.
Guden. (Mi servirà, io dubito, per crescere il mio foco), (parte)

SCENA VIII.

Monsieur Bainer, poi il Marchese di Croccante.

Bainer. Fra quante sono al mondo pessime infermità,

Sono gl’ipocondriaci quei che mi fan pietà.
Questo giovin dabbene sì di lontan venuto,
Merta ben ch’io gli porga ogni più caldo aiuto.
Nè via miglior di questa per risanarlo io veggio;
Cura, medicamenti, l’opprimerian di peggio.
Marchese. Bainer, mi conoscete?
Bainer.   Signor, mi par di no.
Marchese. Or saprete chi sono; sediam, ve lo dirò. (siedono)
Bainer. (Un pessimo negozio; lo veggo nel sembiante), (da sè)
Marchese. Io sono il colonnello, marchese di Croccante.
Bainer. Oh signor... (complimentandolo)
Marchese.   Io son quello, medico mio garbato,
Che scrivere vi fece per esser curato.
Voi venir non voleste in Fiandra a medicarmi,
E per parlarvi alfine dovuto ho incomodarmi.
Sembra, che più rispetto si debba a un cavaliere.
Bainer. Leiden è la mia patria; qui faccio il mio mestiere.
I cavalier rispetto con ogni umil tributo;
Bainer non è, signore, un medico venduto.
Marchese. Conoscete il mio male?
Bainer.   Astrologo non sono.
Marchese. Il color del mio volto parvi cattivo o buono?