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LA VEDOVA SPIRITOSA 465


l’acconsenta, non mi è permesso ricever visite in questa casa, ma per voi ha tutta la venerazione che meritate, vi vede assai volontieri, brama la vostra amicizia, e vi supplica di venire frequentemente ad onorare la sua casa. (don Berto rimane incantato)

Sigismondo. Chi è questo signore? (a donna Placida, accennando don Berto)

Placida. (Ora mi farebbe venir la rabbia). Don Berto mio zio, non lo conoscete?

Sigismondo. Signore, vi ringrazio infinitamente, vi sarò buon amico e buon servitore. Gradisco le vostre cordialissime esibizioni, e mi prevalerò delle vostre grazie. Spiacemi di non poter restare. Ritornerò innanzi sera, e faccio tanto capitale del vostro buon cuore, che la vostra casa sarà la mia unica conversazione. (parte)

SCENA XVII.

Donna Placida, donna Luigia, don Berto, don Anselmo, come sopra.

Placida. Caro signor zio, vi ringrazio della vostra amabile condescendenza. Siete, non può negarsi, siete la stessa bontà, siete la cortesia medesima. Viva il vostro buon cuore, viva la vostra docilità; (e crepi quell’impertinente impostore). (da sè, indi parte)

Luigia. Se siete buono con tutti, siatelo ancor con me. Pensate a collocarmi; ma permettetemi che io vi dica in segreto, che nessuno senta, che un vecchio io non lo voglio. (finge voler dir piano, e lo dice forte, indi parte)

SCENA XVIII.

Don Berto e don Anselmo.

Berto. Don Anselmo. (chiamandolo dopo qualche momento)

Anselmo. Signore. (avanzandosi sdegnato)

Berto. Sentiste?

Anselmo. Ho sentito.