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LA VEDOVA SPIRITOSA 457


essi medesimi a vederla frullare, e non contenti di beverne a sazietà, ne portano via de’ pezzi, e se la mangiano come il pane. A tavola poi è una cosa veramente da ridere, veder come mangiano, con che avidità, con che sordidezza. Appena si presenta un piatto, sono i primi ad allungare le mani: se pare a loro che il miglior boccone non sia dalla loro parte, girano il piatto con la maggior destrezza del mondo, e tornano due o tre volte a replicare la lezione. E se vi è qualche cosa di gusto, non occorre sperare che in cucina ne ritorni, vorrebbero poter divorar tutto. Hanno le vivande sul tondo, il boccone in bocca, un occhio al compagno, e l’altro a quel che resta nel piatto; e non tengono le mani oziose, poichè con una si empiono le mascelle, e con l’altra si vanno empiendo le tasche; non vogliono che nessuno s’incomodi a trinciare, nè a dar da bere, vogliono far tutto da se medesimi, e mangiano a crepa corpo, e bevono alla disperata, e guai se non si porta loro del buono. Gridano col cameriere, si lamentano con lo spenditore, danno al cuoco dell’ignorante, mettono sossopra la casa, ed il padrone soffre, paga e non parla.

Placida. Ma dimmi un poco, hai tu scoperto nulla che don Anselmo inclini segretamente agli amori di donna Luigia?

Paoluccio. Mi pare che il volpone vada facendo la caccia alla pecorella, ma per dire il vero, mi dà più fastidio che l’ho veduto parlare qualche volta segretamente con la Rosina, e non vorrei che il vecchio venisse a interrompere gli interessi miei.

Placida. Quali interessi passano fra te e Rosina?

Paoluccio. Eh niente.

Placida. Briccone, ti conosco alla ciera. Quella ragazza non ha finito ancora di crescere, e non ti vergogni di far seco all’amore?

Paoluccio. Circa all’età, mi pare che ella sia in caso, non solo di fare all’amore, ma ancora di prendere marito.

Placida. Ma ciò non basta: vi vuole il fondamento per maritarsi.

Paoluccio. Non saprei. Tanti e tanti si sposano senza far niente, e pure vedo che non campano male. Io non vuò pensare a disgrazie. Sarà quel che sarà.