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LA VEDOVA SPIRITOSA 447


Berto. Oh, questa è bella! volete aver soggezione di mia nepote? In casa mia non sarò io il padrone? Per lei non si ha da alterare il metodo che si è tenuto finora. Voglio mangiare, e voglio godere gli amici miei. Presto, andate in cucina, sollecitate il cuoco, e ordinategli qualche cosa di vostro gusto.

Isidoro. Vado immediatamente.... Ehi, mi ha detto il bottegaio, in passando, che avea delle belle pernici.

Berto. Subito, che se ne compri un paio.

Isidoro. Oggi saremo cinque a tavola. Due pernici sole saranno poche.

Berto. Che se ne comprino quattro. Meno parole e migliori fatti; ditelo allo spenditore, e spicciamoci.

Isidoro. Sì, caro don Berto, vi servo subito. Che non farei per un uomo di garbo, per un caro amico, quale voi siete? Mi farò dare i quattrini dallo spenditore, e anderò io medesimo a comprarle. Voglio scegliere le più belle, voglio scegliere le più grasse, spendere quattro paoli di più, ma che si sceglino le più grasse. (parte)

SCENA VI.

Don Berto e don Anselmo.

Berto. Che cosa fa don Anselmo?

Anselmo. Ci vuole un po’ di politica per condur la cosa a dovere. (da sè) Oh umanità infelice! a quante disgrazie sei tu soggetta! Stava ora fra me pensando al figlio di un galant’uomo, caduto sgraziatamente in una luttuosa miseria. Chi ha figli o figlie in casa da custodire, apra gli occhi ben bene, e seriamente ci pensi. La tenera gioventù ha il cuore flessibile, e i sensi delicatissimi. La natura è al male inclinata, il vizio è un seduttore ribaldo, l’occasione invita, e il mal esempio precipita.

Berto. Voi parlate da quel grand’uomo che siete, ed io ringrazio il cielo, che sono fuori di questo caso. Non ho voluto mai maritarmi per questo, per non aver figliuoli da custodire.

Anselmo. Però il cielo vi ha dato il carico di due nepoti, e ci dovete pensare, come se fossero vostre figlie. Buon per voi, che la peggio si è maritata per tempo; ma ora vi ritorna in casa,