Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XIV.djvu/390

382 ATTO SECONDO

SCENA VIII.

Don Berto e detti.

Berto. Signora, una parola.

(a donna Placida con isdegno, alzandosi tutti)
Placida.   Ecco, don Sigismondo,
Ecco il signore zio, ch’è il miglior zio del mondo.
Saputo che a graziarmi venuto è un cavaliere,
Anch’ei brama conoscervi, e fare il suo dovere.
Spero che quel rispetto che aveste a mio consorte,
L’avrete per don Berto, padrone in queste porte.
Senza di lui ricevere a me non si concede.
Ei stima i vostri pari, e volentier vi vede.
Brama di avervi amico, vi vuole in compagnia,
E pregovi gradirlo, per grazia e cortesia.
Sigismondo. Chi è questi? (a donna Placida)
Placida.   È il signor zio. (Or or mi fa dispetto.)
(da sè)
Sigismondo. Signor, vi sono amico. Le grazie vostre accetto.
Sento che mi esibite l’onor di frequentarvi.
Ora restar non posso. Ma verrò a incomodarvi, (parte)

SCENA IX.

Donna Placida, donna Luigia, don Berto.

Placida. Del sacrifizio vostro grazie vi rendo umile;

Siete, non può negarsi, amabile e gentile.
Adorabile zio! avete un gran bel cuore!
Viva la bontà vostra. (E crepi l’impostore.)
(da sè, e parte)
Luigia. Se così caro e buono sempre trovarvi io soglio,
Pensate a collocarmi; ma un vecchio non lo voglio.
(parte)