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328 ATTO QUINTO
Portatela al furente, e senza altre parole

Ditegli che la prenda, e faccia quel che vuole.
Gandolfo. Volete che cimenti?...
Florida.   Non più, non replicate;
In nome dell’ingrata, la spada a lui recate.
Ditegli che l’infida... Ma no, non dite niente.
Portategli il suo ferro. Suo danno, se si pente.
Gandolfo. In braccio al suo periglio volete abbandonarlo?
È crudeltà...
Florida.   Tacete.
Gandolfo.   Sì signora. Non parlo.
Vado a portar la spada... (in atto di partire)
Florida.   Fermatevi.
Gandolfo.   Son qui.
Florida. (Mai più confusa e incerta mi ritrovai così). (da sè)
Gandolfo. (Combatte amore e sdegno della padrona in cuore;
Scommetterei la testa, che vincerà l’amore). (da sè)
Florida. Ite a casa del Conte, dite che favorisca
Venire ad onorarmi, e che non differisca.
Gandolfo. Ho da portar la spada?
Florida.   L’ho da mandar? non so.
Gandolfo. Se il mio parer valesse, io vi direi di no.
Florida. Perchè chiamarmi infida? Perchè quel labbro audace
Continua ad insultarmi, chiamandomi mendace?
Rigetta le mie scuse, al mio dolor non bada,
Ricusa di vedermi? Portategli la spada.
Gandolfo. Vedrete che anche il Conte, ch’è un uom di tanto sale,
Dirà che a rimandarglierla avete fatto male.
Florida. Presto; che venga il Conte, più non mi trattenete.
Gandolfo. Ho da portar la spada?
Florida.   Per ora sospendete.
Gandolfo. Vo subito dal Conte. Brava la mia padrona!
Siete stizzosa un poco. Ma poi siete anche buona.
(parte)