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IL CAVALIER DI SPIRITO 305
Trovai chi mi ha prestato il provvido consiglio.

Già licenziai col foglio1 don Flavio in poche note;
S’accheti o non s’accheti, astringermi non puote.
So che scherzar vi piace, ma il ver lo comprendete.
Signor, parliam sul serio, son libera, il sapete;
E sciolta dall’impegno, e libera qual sono,
Del cuor, della mia mano, a voi ne faccio un dono.
Conte. Signora, or non si scherza. Grato al don non mi mostro.
Se grato esservi deggio, donatemi del vostro.
Il cuor, la vostra mano, promessa ad altri in moglie,
Il caso sventurato dall’obbligo non scioglie.
Per voi sento arrossirmi, e più mi maraviglio
Di quel che darvi ardisce sì perfido consiglio.
Voi non vedeste ancora il volto difformato
Di lui, nel pensier vostro qual mostro figurato.
Non sarà sì difforme. Ma forse ancor peggiore
Di quel che vi sognate, è sempre un uom d’onore.
Scrive la sua sventura ad una sposa onesta;
Qual ricompensa ingrata all’infelice è questa?
Se avesse il volto vostro perduti i vezzi suoi,
Godreste un tal disprezzo che si facesse a voi?
Sposa di lui sareste, e l’uom saggio, onorato,
Fuggito avria la taccia di comparire ingrato.
No, la legge non scioglie sposi per così poco:
Chi vi consiglia è stolto, o disselo per gioco.
Che differenza fate fra i nodi maritali,
E i santi giuramenti proferti nei sponsali?
Quel che lega due cuori, e che li vuole uniti,
Non è il letto nuziale, non cirimonie o riti,
Ma dal comune assenso di due liberi petti
Dipende il sacro impegno del cuore e degli affetti.
Mal vi reggeste, il giuro, scrivendo a lui tal foglio;
Sposa sua diverrete per onta e per orgoglio.

  1. Così le edizioni Guibert-Orgeas, Zatta ecc. Nell’ed. Pitteri si legge: Già licenzio con un foglio ecc.