Se non parlai degli anni, se non parlai del volto,
È perchè le virtudi si apprezzano più molto.
Ma voi siete un di quelli, sia detto in confidenza,
Che amate, a quel ch’io vedo, l’esterno e l’apparenza.
Guden. No certo; son di quelli che amano il merto vero.
Questa padrona vostra potrà vedersi, io spero.
Carolina. Perchè no? qua le donne non vivon ritirate;
Sono liberamente vedute e frequentate.
E non crediate già Madama una di quelle,
Che sol parlar dilettisi di linee paralelle1,
Di circoli o triangoli, di punto e proporzione;
Piace anche a lei di fare la sua conversazione.
Anzi, all’uso di Leiden, figlie di varia età
Si radunano spesso in buona società,
In casa ora di questa, or di quella signora:
Fra loro unitamente si parla, si lavora,
Ora di cose serie, or di gioconde cose,
Sempre però modeste, e sempre spiritose.
Guden. Chi è quel che di là viene?
(osservando fra le scene)
Carolina. È il padron ch’è arrivato.
Guden. Ecco la mia speranza. Il ciel sia ringraziato.
Carolina. Lasciovi in libertà; prendo il libro, e lo porto.
(va prendere il libro nella libreria)
Guden. Son dei mesi ch’io peno. Eccolo il mio conforto.
Carolina. Vedete quai figure? Vedete in qual impegno
(mostrando il libro aperto a monsieur Guden)
Dalla sapiente donna si è posto il bell’ingegno?
Osservatelo bene. Eh, confessar bisogna,
Che fan femmine tali agli uomini vergogna.
E poi del sesso nostro si sente a mormorare!
Oh quanto, quanto meglio farebbono a studiare! (parte)
- ↑ Così è stampato nel testo.