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280 ATTO PRIMO
Dai bellici disagi oppresso, illanguidito,

E passerete il tempo invan nei dì primieri
Sentendol ragionare dell’armi e dei guerrieri.
E quando in nuove forze d’amor gl’inviti ascolta,
Al suon degli oricalchi vi lascia un’altra volta.
Florida. Dunque sarò infelice a tal consorte unita?
Conte. Dei militar codesta suol essere la vita.
Ma voi che saggia siete, saprete uniformarvi,
E vano dopo il fatto sarebbe il consigliarvi.
Florida. Signor, coi detti vostri in luogo di recarmi
Conforto, più che mai cercate rattristarmi.
Conte. No, no, scherzai finora. Verrà lieto e brillante
Lo sposo a rivedervi. Amatelo costante.
Anzi della tristezza, che vi occupa il respiro,
Di liberarvi in parte, di sollevarvi aspiro.
Quando verrà dal campo trionfator del nemico
Il vostro amato sposo, gli voglio essere amico;
E vuò che mi ringrazi di aver rasserenato
Il volto della sposa per esso addolorato.
Vuò che vi veda il mondo più ilare d’aspetto,
Vuò che gioite meco, costante al primo affetto.
Vano timor non prendavi, ch’io vi divenga audace;
Dell’allegria son vago, ma l’onestà mi piace.
Se vi vedessi infida lontana al caro sposo,
Sarei co’ miei rimproveri molesto e rigoroso.
Non dico che quegli occhi mi sieno indifferenti,
Ma pieno ho il cuore in petto di onesti sentimenti:
Libera, mi potreste innamorar fors’anco,
Ma siete altrui legata, al mio dover non manco.
Fidatevi di un uomo, che a voi riserba in petto
Col più onorato impegno la stima ed il rispetto.
Florida. (Tanto promette, e tanto parmi sincero e onesto,
Che i generosi inviti a secondar mi appresto), (da sè)
Conte. Fra i miei piaceri usati, che non son pochi invero,
Piacemi il delizioso mestier del giardiniero.