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22 ATTO PRIMO

SCENA II.

Monsieur Guden, poi Carolina.

Guden. Che in libertà si trattino, e sien le donne illese,

Lo credo un benefizio del clima del paese.
Carolina. Oh signor, mi perdoni, veduto io non l’avea;
Che fossevi persona qua dentro io non sapea.
Guden. Un galantuom trovate, che sa nutrire in petto
Per donna d’ogni grado la stima ed il rispetto;
E che ha delle Olandesi un’ottima opinione.
Carolina. Signor, è ben bizzarra questa dichiarazione.
Io non sono Olandese, ma ovunque sono stata,
Io so che dappertutto la donna è rispettata.
Guden. È ver; dite benissimo; anch’io son di parere,
Che un uom non si fa merito facendo il suo dovere:
Di un umor malinconico scusate i detti vani.
Carolina. Via via, non dubitate, che siete in buone mani.
Il padrone ha guarito, con i consigli suoi,
Uomini ipocondriaci assai peggio di voi.
Per dir la verità, signor uomo ammalato,
Il male fin adesso vi ha poco estenuato.
Grasso, rossetto in viso, che malattia è cotesta?
Ho paura, signore, che il mal sia nella testa.
Guden. Non parliam del mio male, vi prego in cortesia.
Carolina. Scusi. Con sua licenza.
Guden.   Deh, non andate via,
Non mi lasciate solo, graziosa giovinetta.
Carolina. Vuol la padrona un libro. È di là che mi aspetta.
Guden. Che libro vi ha richiesto?
Carolina.   Certo libro italiano
Che tratta delle Analisi, venuto da Milano.
Guden. Han giovinette ancora le femmine olandesi
Di tai studi difficili i loro geni accesi?
Carolina. Voi vi maravigliate che la padrona mia
Inclini al dolce studio della geometria?