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Ecco dunque, Signor Marchese veneratissimo, che questa lettera non è una Dedica, quantunque sola nel Tomo, quantunque ella presenti a V. E. quattro Commedie. Legga i titoli, e vedrà quali siano le opere, e comprenderà qualsia l’intenzion dell’Autore. Queste quattro Commedie mi sono state da Lei ordinate, per Lei le ho scritte; non ardirei stamparle senza la di Lei permissione; Ella me l’ha accordata; ma vuò che il Mondo lo sappia. Non deggio però abusarmi della sua bontà; la permissione di stamparle non comprende quella di dedicarle. Le Commedie che sono fatte pel Pubblico, hanno bisogno di un Mecenate, e l’Autore glielo procura; quelle che sono fatte per il divertimento particolare di un Cavaliere, non hanno bisogno di altra protezione che di quella del loro naturale Padrone. Ella le ha fatte nascere, Ella le ha ricovrate nel Suo Teatro, le ha animate colla Sua direzione, le ha abbellite recitandovi in tutte quattro, ed ha fatto correre tutta Bologna a gustarle, ed io ho partecipato di quell’onore che Ella ed i suoi compagni ne riportarono. Potrebbe, non da Lei, ma da qualcheduno venirmi rimproverato che anche L’Avaro (questa Commedia del Tomo quarto della mia nuova edizione) mi è stato da Lei ordinato, eppure ad un’altra persona l’ho dedicato1: ma Ella sa benissimo, ed ho piacere che da altri in questa occasione si sappia, che tal Commedia non è stata scritta pel suo Teatro, ma per una Compagnia di Dame e di Cavalieri, e che non appartenendo ad alcuno in particolare, poteva io liberamente disporne. Qualche cosa Le dovrei dire alla Donna bizzarra2. Ella somiglia moltissimo ad una Commedia che aveva fatta in Venezia rappresentare; V. E. lo sa, ed io conosco il grazioso che gliel’ha detto. Mi sono con Lei giustificato su questo articolo, nè Ella mi ha lasciato alcun dubbio per maggiormente dilucidarla. Restami ora soltanto manifestarle il piacere, con cui do fine a questa raccolta, intitolata Nuovo Teatro Comico3, empiendo il Decimo Tomo di Commedie lavorate per Lei. Saranno esse, a suo tempo, trasportate