Guden. Eh, che sono i poeti, ancorchè sien meschini,
Contenti della gloria degli estri peregrini.
A compensar lor duolo bastano Euterpe e Clio.
Modo tal io trovassi di consolare il mio!
Ma, oimè, non ha rimedio finor questo mio male;
Recatemi, vi prego, un libro di morale.
Pettizz. Signore, un romanzetto è uscito ora in Olanda,
Che parmi sia a proposito per quel che mi domanda.
E un Uomo indifferente nel ben come nel male:
Le par che questo sia trattato di morale?
Guden. Soggetto di romanzo è l’uomo indifferente.
Il bene è sempre bene; il male ognor si sente.
Soffrir senza lagnarsi? No, no, credete a me,
Questa moral si scrive, ma in pratica non è.
Pettizz. Vorrei pur divertirlo, se fossemi concesso:
Vuole un poema inglese, che critica il bel sesso?
Guden. No, critiche non voglio, non sono al genio mio,
E quando mi allettassero, so criticare anch’io.
Il criticar le donne, lo stesso è che pretendere
Assalir colla spada chi non si sa difendere.
Si oltraggiano le buone degne di eterni onori,
Le triste non per questo si rendono migliori.
Pettizz. Non so che dir, signore; ecco la libreria:
Si serva come vuole, scelga vossignoria.
Guden. Non so; per dir il vero, tutto mi reca tedio,
Invano alla tristezza trovar tento il rimedio.
Lo studio era una volta il mio piacer più grato,
Or subito mi sento il capo riscaldato.
Alle conversazioni ero portato un dì,
Adesso son ridotto a vivere così.
Solo dal padron vostro la mia salute io spero.
Monsieur Bainer io stimo, lo stima il mondo intero;
E tante e tante leghe scorsi rapidamente,
Solo per consigliarmi col medico eccellente.
Pettizz. Ciascuno al mio padrone non sol si raccomanda