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234 ATTO QUARTO

SCENA IV.

Orazio solo.

Siete in error. Ma da’ miei lumi involasi

Questa, non so s’io dica per malizia
Sciocca, o per ignoranza. So che Quaglia
Primo mi assicurò, che trovò l’animo
Di messer Luca a contentarmi facile.
Indi egli stesso colle proprie labbia
Mel confermò, poi in chiare note dissemi
Caterina, qui appunto ove ora trovomi,
Che mia stata sarebbe; ed or che sognasi
Codesta donna nel suo cor fanatica?
Quaglia dovrebbe attendermi nel viottolo
Dreto alla casa; ora al balcone affacciomi,
E se 'l veggo, lo chiamo. Quaglia, Quaglia,
Entra, salisci, e a me recati subito.
Se mai d’uopo mi fu di porre in opera
L’ingegno suo, ora in tal caso trovomi,
Che condurreimi senza desso a perdere.
Ah, lo diss’io, che mi parea difficile
Ottener sì gran ben senza gli spasimi
Che le felicità sempre accompagnano.

SCENA V.

Quaglia, Orazio.

Quaglia. Vi è burrasca nel mare, o vi è bonaccia?

Orazio. Ahi qual tempesta! ahi qual naufragio orribile
Minacciato mi viene! Ah Quaglia, ascoltami,
Cose udirai che ti faranno i brividi
Venir dal freddo....
Quaglia.   E che sì, che io mostrovi
Di saper quanto voi, quel che di stranio