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230 ATTO QUARTO
I contratti sponsali, contentissima

Sarei d’averti per consorte a scegliere.
Panfilo. Della fortuna che mi aspetto in grazia,
Non dell’amor.
Placida.   Quanto ti amai, rammentati,
E vedi se amor parla, o l’avarizia.
Panfilo. Siamo fuori del caso, e non rispondoti
Quale dovrei. Or riveder desidero
La buona vecchia, che il padron lusingomi
Avrà trovato.
N Placida.   Non è in casa?
Panfilo.   Minime.
Escì furente, e per sfogar la rabbia
Andò fuor delle porte a prender aria.
Placida. E la vecchia?
Panfilo.   E la vecchia va, e lo seguita
Per rintracciarlo.
Placida.   Ma chi sa, s’ei vogliati
Riconoscer per figlio, e colla balia
Non se l’intenda, ed a tacer non l’obblighi?
Panfilo. Ma tu, Placida mia, sei pur stucchevole;
Con tue parole d’annoiar fai studio
La sofferenza mia.
Placida.   Si vedran nascere,
Se saran fiori.
Panfilo.   A tuo piacer ne dubita.
Io son sì certo di mia nuova origine,
Che non mi cambierei con il tuo Orazio,
Nè con cent’altri più ricchi e più nobili.
E già mi aspetto che in Milan le femmine
M’abbiano intorno, per avermi, a correre,
E a tante donne che ora mi disprezzano,
Farò le fiche, e manderolle al diavolo.