Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LA PUPILLA | 197 |
Ma non ti dico un no. Se un po’ di dubbio
Mi resta ancor, se tempo per risolvere
Ti domando, non è ch’io ti consideri
D’amore indegna; ma le cose durano,
Quando prima di farle l’uom vi medita,
E vi consiglia sopra. In questo impegnati
Che ora mi preme, e se il padron contentasi
Ch’io mi mariti.... più non dico, intendimi.
SCENA IV.
Placida sola.
E chi sa poi se corbellar non mediti?
Ma ad ogni modo se sperar convienemi,
Deggio operar. Che se poi in van mi adopero,
Gli renderò pan per focaccia, e in tossico
Convertirò di mie parole il balsamo.
Ecco la Caterina; sì, vuò subito
Entrar di balzo seco lei in proposito.
Ma con tal arte, quale a cuor convienesi
Non ancor tocco d’amorosa pania.
SCENA V.
Caterina, Placida.
Più dell’usato, e pare che gli tremino
Fin le ginocchia, e se la mano io chiedogli,
Me la porge tremando, e tosto involasi?
Sdegnato è meco? Se me stessa esamino,
Colpa non trovo, onde a scemare ei m’abbia
L’antico amor.
Placida. Anzi non mai sì tenero
Fu il suo cuore per voi, non mai sì provvido