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la prima ad accostartelo al labbro, e in quella guisa che i Numi stessi gradiscono dalle mani dell’innocente pastore le prime immature spiche e gli acerbi pomi, tal Voi gradite il dono di una Commedia escita ora del torchio, non conosciuta dal Mondo, perchè non ancora rappresentata Io non ardirò prevenirvi ch’ella sia buona, e nè tampoco affetterò di dire che sia cattiva. Il giudizio alle opere mie l’attendo dal pubblico, ma a questa da Voi soltanto l’aspetto. Siccome io non l’ho fatta per commission di nessuno, ma solamente per supplire al numero delle cinquanta in questa edizione promesse1, così può essere non sia in alcun Teatro rappresentata, e fra i giudizi particolari che mi accoderà di sentire, il vostro sarà certamente il primo, e da me il più rispettato. Gentile, amabile Arisbe, come ho principiato la lettera, permettetemi che io la finisca, e colla frase di noi Pastori, tralasciando i titoli che a Voi si denno, faccia noto ad Arcadia nostra, ch’io sono

Della saggia vezzosa Arisbe



L’umile fedel Pastore
Polisseno Fegejo


  1. Intendesi l’edizione Paperini di Firenze.