Quel di che vo’ parlarvi, ciascun forse interessa,
Che ci fa l’amicizia tutti una cosa istessa.
Noi siamo un picciol corpo in union perfetta,
Un’adunanza stabile, una repubblichetta.
E solo l’uguaglianza, solo l’amor fraterno
Può mantenere in noi la pace ed il governo,
Io son per grazia vostra, per amor vostro io sono
Quella che rappresenta in questo centro il trono:
E sarò sempre ogni ora sofferta con pazienza,
Finche userò per tutti amor d’indifferenza.
Evvi talun che aspira con parziale orgoglio,
A fronte dei compagni di dominare il soglio;
Onde tener non solo la libertade oppressa
Dei cavalier suoi pari, ma della dama istessa.
Sta in mia man l’accordare del bel disegno i frutti,
Ma per piacere ad uno, son sconoscente a tutti.
Onde, pria di risolvere, l’altrui consiglio aspetto,
E ai consiglieri innanzi le mie ragion premetto.
L’un che di voi fia scelto, l’odio sarà d’altrui,
E quel che in altri sdegna, ha da sdegnare in lui.
Finalmente un possesso chi d’acquistar procura,
Pensi, pria d’acquistarlo, quanto si gode e dura.
E per brievi momenti di un bene immaginato,
Perdere non conviene un ben che si è provato.
Se uno di voi mi sposa (parliam più chiaramente)
Spera volermi seco legar più strettamente.
Che praticar non abbia, e viver da eremita?
L’uso, dacchè son vedova, perdei di cotal vita.
E se soffrir s’impegna ogni grazioso invito,
Quel che servente abborre, soffrirà poi marito?
Oh, se sarai mia sposa, sento talun che dice,
Ti avrò meco nell’ore che averti ora non lice.
Rispondo in generale al cavaliere onesto,
Che l’ore sospirate finiscono assai presto.
Ecco quel ben che dura: un’amicizia vera,