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LA DONNA SOLA 159
Ma poi pensar dovete, ch’io son dama d’onore.

Cosa mi costerebbe il licenziar repente
Quei due che vi dispiacciono? Ve l’accerto, niente.
Pensate voi ch’io li ami? Lo dico fra di noi:
Per me non li trattengo, li trattengo per voi.
Lucio. Per me, che deggio farne?
Berenice.   Eh, lasciate ch’io dica.
Vedrete se vi sono sincerissima amica.
Spiacemi aver stracciato quel foglio, ma non preme:
I pezzi lacerati si ponno unire insieme.
Ma nemmeno nemmeno; la memoria ho felice,
La carta è lacerata, ma so quel ch’ella dice.
Caro don Lucio, il mondo v’invidia malamente,
Potete in certi luoghi andar difficilmente.
La nobiltà vi sfugge, le dame principali
(Compatite, di grazia) voglion trattar gli eguali:
E i loro cavalieri, per far la bella scena,
In grazia delle donne vi voltano la schiena.
Qui ritrovate un numero di cavalier stimati,
Ciascun coi suoi difetti, però tutti bennati;
In grazia mia vi soffre ciascuno volentieri,
Mangiate in compagnia, giocate ai tavolieri;
E quei che qui vi trattano, fan poi questo buon frutto,
Che in forza d’amicizia vi trattano per tutto.
Se di scacciarli tutti vi dessi or la parola.
Cosa fareste al mondo voi solo con me sola?
Nessun ci guarderebbe, ed io sarei forzata
Privarmi di don Lucio per essere trattata.
Ma il mio caro don Lucio tanto mi preme e tanto,
Che fargli degli amici vo’ procurarmi il vanto;
E vo’ che il mondo sappia, e vo’ che il mondo dica:
Sì, Berenice infatti è di don Lucio amica.
Lucio. Resto convinto appieno: il pensier vostro io stimo.
Berenice. (Tu non sarai a credermi nè l’ultimo, nè il primo).
Lucio. Ma perchè non potrebbesi aver tal compagnia,