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154 ATTO QUARTO
Berenice. Perchè chi ride per onta e per dispetto,

Obbliga i galantuomini a perdergli il rispetto.
Le società civili sogliono conservarsi,
Allora che a vicenda si cerca uniformarsi;
E quando uno s’accorge che offende i suoi compagni,
Dee moderar lo scherzo, onde nessun si lagni.
Queste le leggi sono di buona società:
Ridere con misura, scherzar con civiltà.
Isidoro. Padrona mia garbata. (in atto di partire)
Berenice.   Con un’azion simile
Voi confessate adunque che siete un incivile.
Isidoro.   Io confessar tal cosa?
Berenice. Sì, voi lo confessate,
Se una lezione onesta di tollerar sdegnate.
Isidoro. Ma io vi parlo chiaro; non ho altro bene al mondo
Che rider, se ne ho voglia, e vivere giocondo.
Berenice. Rider non v’impedisco, quando vi sia il perchè.
Ridete con don Pippo, sfogatevi con me.
Con quelli che non l’amano, il ridere lasciate.
Fra noi da solo a sola farem delle risate.
Isidoro. Io vi sono obbligato di tali esibizioni,
Ma credete che manchino a me conversazioni?
Berenice. Quali conversazioni, don Isidoro mio?
Di quelle che oggi corrono, di quelle che dich’io;
Vi faran mille grazie le donne in sul mostaccio,
E poi dietro le spalle diran: che buffonaccio!
Stuzzicheranno a posta la gente a provocarvi
A ridere e a scherzare, affin di corbellarvi:
Certo procureranno d’avervi nel palchetto
Per disturbar la gente, per far qualche1 chiassetto;
E poi se qualcheduno si lagnerà di loro,
Diranno, è stato causa quel pazzo d’Isidoro.
Qui troverete un misto di serietà e di gioco,
In casa mia ciascuno può avere il proprio loco.
(I)

  1. Così l’ed. Zatta. Nell’ed. Pitteri si legge: per far dello chiassetto.