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LA DONNA SOLA 141
Berenice.   Volete voi? Padrone.

(fa passare il cucchiaione a don Lucio)
Lucio. Oh, in questo non la cedo.
Isidoro.   Se il sa l’imperadore,
Vi fa della famiglia mariscalco maggiore.
Lucio. La prima impertinenza. (dispensando la zuppa)
Isidoro.   Si fa per allegria.
Agapito. Don Lucio, della zuppa vorrei la parte mia.
Lucio. Di qua nessun ne vuole; portatela di là.
(dà il piatto a Filippino)
Filiberto. (Porta la zuppa dalla parte di don Agapito, levando il piatto che trovasi da quella parte, e lo porta dove era la zuppa.)
Agapito. Sia ringraziato il cielo. (se la tira sul tondo)
Pippo.   Noi faremo a metà. (a don Agapito)
Adagio, camerata; tutta per voi?
Isidoro.   Da bevere.
Claudio. Sì, presto.
Isidoro.   Nella zuppa vi han cacciato del pevere.
(portano da bevere a don Isidoro)
Lucio. (Dispensa un altro piatto.)
Pippo. Da bevere. (forte)
Filiberto.   Un po’ presto si sveglia l’allegria.
Berenice. Fate valer, don Pippo, la vostra poesia.
(portano da bevere a don Pippo)
Pippo. Subito, all’improvviso. E perchè son poeta,
Beverò alla salute del signor Bocca fresca.
(accennando don Agapito)
Agapito. A me? io non vi bado (seguitando sempre a mangiare)
Isidoro.   Viva quel che si stima
Un poeta famoso, e non sa far la rima.
Berenice. Basta, basta per ora; se si va troppo innanti,
Le rime, miei signori, saran troppo piccanti.
Sentite quel ragù, che mi par eccellente.
Lucio. Oh che bestialità! cattivo, e non val niente.
Filiberto. Don Lucio, compatitemi, questa è un’impertinenza.