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LA VILLEGGIATURA 91


SCENA ULTIMA.

Don Mauro e detti.

Mauro. Signori, ho trovato don Ciccio afflitto. Egli si duole d’essere stato doppiamente deriso; ma più si duole, che non sa che fare restando qui, e non ha il modo di condursi decentemente in città; dice avergli donna Lavinia offerto un posto nella carrozza, ed ei l’accetta, se si contentano.

Paoluccio. Non ve l’ho detto io?

Gasparo. Venga, venga, è padrone. Anche questa è accomodata. Vo a consolarlo, e voi altri, signori, accomodatevi per i posti, che le carrozze vi aspettano. (parte)

Lavinia. Scegliete, donna Florida, chi v’aggrada.

Florida. Ci sarà nessuno, che si degni di venir con me? Che dice il signor don Mauro?

Mauro. Un cavaliere da voi scartato, non può aspirare all’onor di servirvi. Dispensatemi, signora, altri vi sono di me più degni.

Florida. Il signor don Paoluccio mi fa la grazia?

Paoluccio. Non posso, donna Florida, e già sapete il perchè.

Florida. Farmi il vostro perchè una scioccheria, una stolidezza. Ricusare di servire una dama, perchè non si sveli la stima che s’ha di lei, è un’ingiuria che le vien fatta, come se indegna fosse di esser servita. Ho voluto pubblicare il fanatismo delle belle regole della vostra cavalleria, per non espormi ad esser ridicola presso di chi mi vede. Venite, non venite, per me è lo stesso. Se uno ricusa di palesare la stima che fa di me, troverò dieci che se ne faranno una gloria; e voi, colle vostre massime oltramontane, nella nostra Italia non troverete un can che vi guardi. (parte)

Paoluccio. Vedete? Ecco il caso della costanza. Uno spirito forte non si risente, e di perderla non m’importa un zero.

Menichina. Serva, illustrissima1.

Libera. Buon viaggio, illustrissima.

Lavinia. Vi riverisco. State bene. A rivederci; e vi avviso, per vostra regola, non prendervi in avvenire tanta confidenza coi

  1. Zatta: Serva umilissima.