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84 ATTO TERZO


Lavinia. Se il cielo mi darà presto la mia salute, ritorneremo anche noi...

Florida. (Potrebbe crepar davvero). (da sè)

Lavinia. Vi chiedo scusa di tal disordine; ma quando il male c’è, non si può dissimulare.

Florida. (Non si può fingere con più franchezza). (da sè)

Paoluccio. Dispiace a tutti l’incomodo che dice di soffrire donna Lavinia, quantunque la cera non lo dimostri. Ci sono dei mali interni, che non si credono se non da quei che li provano. Tutta volta sappiamo, che senza un giusto motivo donna Lavinia non fa una tale risoluzione; e per quello che sento dire da tutti, ciascheduno vuol avere il contento d’accompagnarvi.

Florida. Sì, donna Lavinia, il vostro male lo conosco benissimo. Sarete più quieta in città; risanerete più presto.

Paoluccio. Eppure l’allegria può essere il migliore vostro medicamento. Io certo procurerò divertirvi.

Lavinia. Il mio gravissimo dolor di capo non mi permetterà d’ascoltarvi. Voi non vi potrete adattar a tacere. Vi prego passar nell’altra carrozza.

Florida. Don Mauro tace assai volentieri; sarà una compagnia buonissima per il vostro bisogno.

Mauro. Voi, signora, non fate che disporre di me, in tempo che avete rinunziato solennemente a quell’autorità che vi avevo concessa. (a donna Florida)

Paoluccio. Vi ha rinunziato donna Florida? (a don Mauro)

Mauro. Sì, per grazia del cielo.

Paoluccio. Male, signora, male. (a donna Florida)

Florida. Bene, anzi benissimo.

Paoluccio. Voi, avendo ciò fatto dopo la mia venuta, farete credere d’averlo licenziato per mia cagione. Signori, protesto dinanzi a lei, che per donna Florida ho il rispetto che devesi ad una dama, ma niente più.

Florida. (Dite il vero, signore?) (piano a don Paoluccio)

Paoluccio. (Arguite da ciò, se vi son vero amico). (piano a donna Florida)