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LA VILLEGGIATURA 79


per tempo, finir la villeggiatura, e con un pretesto ragionevole e sano tornare innanzi sera in città. Quattro miglia si fanno presto. Le carrozze son leste; chi vuol restar, resti; io vado certo, e spero che mio marito non mi lascierà partir sola. La compagnia di don Mauro non mi sarebbe discara; ma non voglio che di me si dica quello che in altri da me si condanna. Quantunque donna Florida lo disprezzi, lo tiene ancora soggetto, nè per me vo’ che risolvasi di abbandonarla. S’ei fosse in libertà... potrebbe darsi... Basta... ecco mio marito.

SCENA X.

Don Gasparo e detta.

Gasparo. Siete qui? Appunto di voi cercava.

Lavinia. Sono qui a prendere un poco d’aria. Ho un dolor di capo grandissimo.

Gasparo. Gran che! voi altre donne avete sempre qualche cosa che vi duole.

Lavinia. E credo d’aver la febbre ancora.

Gasparo. Eh, malinconie! divertitevi, e non sarà niente. Tutti vi cercano. Abbiamo da godere una bella scena. Don Ciccio è imbestialito contro di tutti, per la burla fattagli delle legature e delle spade, e perchè gli altri lo sbeffano. Ora abbiamo pensato di dargli soddisfazione, domandandogli scusa tutti e perdono dell’offesa fattagli; ma questo domandargli perdono, ha da essere un nuovo motivo di ridere, perchè studierà ciascheduno di farlo in modo particolare.

Lavinia. Voi badate a discorrere, ed a me cresce il dolor di capo a segno che non mi posso reggere in piedi.

Gasparo. Me ne dispiace assaissimo. Andate a letto, cara consorte, che vi passerà.

Lavinia. Marito mio, ho del mal grande intorno, mi sento una pulsazione interna, un’agitazione negli spiriti, una lassitudine universale con giramenti di capo, che mi minaccia qualche disgrazia.

Gasparo. Niente, saranno convulsioni.